La Psiconcologia

L’importanza del supporto psicologico nelle varie fasi della malattia ai pazienti e alle famiglie

Dott.ssa Cinzia Dell’Imperio – Psicoterapeuta Psiconcologa

salute della mente e dell’anima

L’importanza della Psiconcologia

La psiconcologia è una disciplina che si è sviluppata negli anni cinquanta negli USA ed è cresciuta progressivamente negli ultimi 40 anni in tutto il mondo. Già nel 2008 il Consiglio dell’Unione Europea, invitava gli stati membri dell’UE a rendere operative le procedure per dare sostegno psicologico a malati oncologici in Italia nel 2010. In Italia, il Piano oncologico Nazionale 2010-2012 ha sottolineato per la prima volta l’importanza della psiconcologia, ribadendo la necessità di uno screening del disagio emozionale diagnostico. 

Reazioni del paziente alla malattia oncologica

La reazione del paziente va considerata come una risposta allo shock traumatico legato al significato di “minaccia alla vita” che la malattia presuppone.
L’impatto con una realtà fatta di procedure mediche e trattamenti, spesso invasivi, impone al soggetto una mobilitazione difensiva finalizzata ad un percorso che conduce a un riorientamento della progettualità esistenziale comprendente l’evento malattia e l’idea di morte.

Le fasi della reazioni psicologica

Sulla base di studi condotti su pazienti oncologici, vari autori (Greer,1979; Pancheri, 1984; Fornaci 1985; Burgos, 1988) hanno evidenziato 6 fasi caratteristiche con corrispondenti meccanismi di difesa messi in atto dal paziente.
– FASE DEL DUBBIO
– FASE DIAGNOSTICA
– FASE DI OSPEDALIZZAZIONE/TERAPEUTICA
– FASE DI REMISSIONE
– FASE DI RIPRESA DELLA MALATTIA
– FASE TERMINALE

Fase del dubbio

Va dalla comparsa dei primi sintomi alla comunicazione della diagnosi. È caratterizzata da un forte stress accompagnato da meccanismi di difesa come negazione e rimozione.

Fase diagnostica

È uno dei momenti emotivamente più stressanti per il malato, la famiglia e il curante.
È presente un alto rischio di reazioni psicopatologiche di tipo depressivo/ansioso.
I meccanismi di difesa più comuni sono quelli di negazione cui fanno seguito una lenta presa di coscienza e oscillazione tra senso di angoscia e speranza.

Fase di ospedalizzazione/terapeutica

Comincia spesso con un intervento chirurgico. La cancellazione di una parte di sé genera spesso emozioni forti, crisi di identità, senso di perdita, rabbia, sensazione di perdita di controllo sul proprio corpo. Inoltre c’è l’impatto problematico con le terapie post chirurgiche come chemio e radio.
Da qui in poi comincia la fase di convivenza con la malattia o fase del riorientamento. Si assiste alla ricerca di nuovi significati da dare sia alla malattia come evento esistenziale sia alla propria esistenza nel suo insieme. Alcuni autori la chiamano fase del limbo, dell’attesa di una definizione più precisa ed una certezza di essere salvi. Condizione, questa, sostenuta da molti pazienti e collegata al tempo che passa racchiuso in una cornice ben precisa: 5 anni. Se si resiste per questo periodo la malattia sarà sconfitta definitivamente (nell’immaginario collettivo non tornerà più).

Fase di remissione

Assistiamo in questa fase a miglioramenti dovuti alle terapie. Il paziente acquisisce maggior fiducia e ottimismo. È importante sostenere il senso del futuro del paziente, contenere l’ansia e il timore della ripresa della malattia.

Fase di ripresa della malattia

È questa una fase di maggior rischio di sviluppo di patologia psichica.
Assistiamo a un crollo delle speranze in quanto il doversi confrontare nuovamente con la malattia favorisce spesso vissuti di abbandono che inducono la depressione.

Fase terminale o guarigione

È questo un momento estremamente complesso e delicato della storia naturale della malattia oncologica.
Gli interventi medici si limitano ai trattamenti palliativi.
Di fondamentale importanza sono la terapia antalgica e soprattutto l’assistenza psicologica al paziente e ai suoi familiari per l’elaborazione della separazione e del lutto. Nel caso invece di una guarigione il paziente va accompagnato nella ripresa della propria vita.

Stili di coping

Secondo gli studi di Lipowsky, le diverse reazioni cognitive e comportamentali nei confronti di eventi stressanti o stili di coping risultano di fondamentale rilevanza in oncologia in quanto influenzano:
– Le differenti reazioni psicologiche di adattamento psicosociale alla malattia
– Le possibili complicanze psicopatologiche
– La qualità di vita dopo la diagnosi di neoplasia
– La compliance ai trattamenti antineoplastici
– Probabilmente anche il decorso della malattia

Stili di coping e strategie comportamentali
Alcuni studiosi (Burgess e coll. 1988) hanno riportato quattro stili di coping principali relativi alla malattia oncologica caratterizzati ognuno da diversi livelli di ansia e depressione, da un differente locus of control e da risposte comportamentali molto diverse tra loro.

 

Locus of control

Il locus of control è una dimensione di personalità che definisce la capacità di controllo personale sugli eventi.
Rappresenta la modalità di percezione causale degli eventi reali.
Si parla di locus of control interno se vi è una percezione di responsabilità personale e possibilità di controllo sugli avvenimenti.
Parliamo di locus of control esterno se invece le cause sono percepite come indipendenti da noi stessi e legate al caso o il destino.

Weisman e Worden (1984)

Due autori hanno condotto uno Screening su pazienti con patologia neoplastica da cui hanno individuato 15 nuovi stili di coping.
È stato evidenziato che pazienti considerati ad “alto rischio” di sofferenza emozionale non mostravano un maggior numero di problemi rispetto ad altri, ma modalità più inadeguate di affrontarli (repressione, rassegnazione, sottomissione).
Pazienti a basso rischio disponevano invece di uno stile di coping flessibile e differenziato, caratterizzato da modalità di confronto, ridefinizione dei problemi e compliance con l’autorità.

Strategie comportamentali più efficaci

Le strategie comportamentali che promuovono una modalità più attiva e differenziata di confronto con le problematiche poste dalla malattia, (Giulia, 47 anni, “Vedo la mia malattia come una sfida”, oppure Carla, 54 anni, “Sto attivamente cercando di migliorare la mia salute, facendo attività sportiva quando posso e tutte le cure mediche” risultano più efficaci e favoriscono un miglior adattamento alla malattia e una più elevata qualità di vita rispetto a quelle più passive caratterizzate da sentimenti di impotenza e di disperazione.

 

Importanza degli stili di coping individuali
nella pratica clinica

La conoscenza degli stili di coping individuali è risultata importantissima nella pratica clinica.

Diverse, infatti, saranno le modalità dello psicologo di rapportarsi coi pazienti.
Ad esempio, nel caso di un paziente che desidera avere informazioni dettagliate sulla sua salute per confrontarcisi, lo psicologo scenderà nei dettagli e illustrerà al paziente il suo stato di malattia. Diverso sarà il suo comportamento con un paziente che preferisce lasciare all’altro la gestione dei suoi problemi.

Stili di coping nel tumore alla mammella

In uno studio di Greer del 2000, è stato osservato che il decorso clinico del tumore mammario è fortemente influenzato dalla reazione psicologica alla diagnosi da parte delle pazienti: un atteggiamento combattivo nei confronti della malattia si correlava a una prognosi migliore rispetto a quella osservata di fronte a un atteggiamento di passività, ineluttabilità e di disperazione.
In conclusione possiamo affermare che tutti gli studi, citati e non, hanno sottolineato il ruolo positivo esercitato dai trattamenti psicologici, individuali o di gruppo, nel facilitare l’adattamento alla malattia oncologica attraverso l’adozione di stili di coping più attivi e funzionali, essendo ormai riconosciuto il ruolo svolto da questi fattori nel decorso della malattia attraverso meccanismi psiconeuroimmunologici e, indirettamente, attraverso una scarsa compliance ai trattamenti.

La SIPO

In Italia c’è la Sipo, Società italiana di psiconcologia,  fondata nel 1985, di cui sono Socio, che porta avanti le linee guida create, secondo gli standard internazionali accreditati e favorisce la diffusione della cultura oncologica negli ospedali e nelle strutture sanitarie.

La Psiconcologia

La psiconcologia si occupa in maniera specifica delle conseguenze psicologiche causate da un tumore e fornisce una presa in carico globale del paziente, dalla valutazione pre-diagnosi ai colloqui in fase di riabilitazione, alla gestione della fase terminale o di reinserimento del paziente nella sfera lavorativa, fino alla fase di follow up post trattamento.

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